venerdì 31 gennaio 2014


Quanti sono i confuciani?                                               Gennaio 2014

Questa è una domanda frequente, a cui non è facile rispondere. Io di solito a chi me la fa rispondo che non si sa. Dico anche al mio interlocutore che quando si imbatte in una cifra – e ce ne sono spesso nei libri o giornali quando parlano di statistiche delle religioni – non la prenda sul serio, ci faccia su una risata.
Il fatto è che non c’è un criterio chiaro per contare i confuciani, non ci sono registri di battesimo. Se uno poi si azzarda a fare un field work, presenterà poi la conclusione che i confuciani sono pochissimi. Infatti se voi andate in giro a chiedere ai cinesi se sono confuciani o no, il 99,9 per cento vi diranno di no. Perché effettivamente non si sono mai posti la domanda e non considerano in confucianesimo una religione o una ideologia, ma semplicemente una serie di insegnamenti ovvi e ragionevoli che ogni essere umano dovrebbe fare suoi.
Oggi ho visto un articolo di una ricercatrice americana, una certa Anna Sun, dove dibatte i criteri per vagliare chi sia confuciano o meno. Secondo lei si possono stabilire tre criteri a livello diverso. Il primo sarebbe di vedere quali e quante persone partecipano ai riti commemorativi in onore di Confucio che si tengono nel tempio di Confucio una volta all’anno (minimo) in autunno. Da questo risulterebbe una cifra molto ridotta, perché i riti del genetliaco di Confucio, già soppressi dal regime maoista e ripresi regolarmente da pochi anni, sono seguiti da poche persone, per varie ragioni.
Un altro criterio, forse più valido, è di calcolare quante persone partecipano ai suddetti riti per Confucio e/o ai riti per gli antenati (vicino alle tombe o in altri modi a seconda delle zone). Qui la cifra risulta sicuramente molto più consistente, e il discorso (l’analisi dei numeri) diventa più complesso.
Un terzo criterio sarebbe quello culturale: cioè catalogare come confuciani tutti coloro che valorizzano gli insegnamenti di Confucio e si sforzano di attualizzarli nella loro vita. Anche qui il discorso diventa complesso, ma molto più vasto.
Il mio punto qui non era di trovare la risposta esatta al quesito iniziale quanto piuttosto di mettere in evidenza che attualmente ci sono degli studiosi che affrontano questo problema. Anna Sun è un bell’esempio.