sabato 11 maggio 2013


La settimana confuciana               11 maggio 2013

Domani è la festa delle mamme. Una festa che parrebbe non aver nulla a che fare con il confucianesimo, ma qualcosa c’è che si può dire. La festa come tale è nata in Occidente e ora si celebra anche in Cina, Taiwan, eccetera. Il modo in cui viene sentita a mio parere è diverso secondo le diverse culture. In ambiente cinese ha una tonalità che non figura da noi in Europa. Occorre ricordare che la pietà filiale era tradizionalmente una delle virtù fondamentali dell’etica sociale cinese e a dispetto di Mao Zedong e di tutti i westernizers certi valori ancora sussistono in grado più o meno intenso nella società cinese.
A Taiwan dove vivo la festa delle mamme è molto sentita. Per l’occasione i fiorai e i negozi di regali, per non dire dei ristoranti, fanno affari d’oro. In pochi giorni fanno buona parte del loro fatturato annuo. La differenza cui accennavo è la presenza di un collegamento religioso che non esiste, o almeno non è avvertito, in Italia.
In Italia la festa delle mamme è una festa in cui si fa qualche dimostrazione di affetto verso la mamma. È una festa carina, sentita primariamente dai bambini, che danno un fiore o un biglietto autografo alla mamma. Qui a Taiwan la festa è di tutti, di tutte le persone che hanno una mamma (ancora viva). È d’obbligo fare verso la mamma una dimostrazione d’affetto, regalando fiori o qualche oggetto di pregio e organizzando una cena di famiglia.
Il collegamento religioso si scopre evidenziando la pietà filiale, colonna portante dell’etica confuciana, espressione prima e più basilare del sentimento di benevolenza (ren) e rettitudine  (yi) che costituisce la peculiarità dell’essere umano. L’essere umano è fatto così dal Cielo, con il sentimento innato della riconoscenza per chi gli fa del bene, e la mamma è al primo posto. Siamo quindi al centro del discorso etico-religioso confuciano.
Ad ogni festa delle mamme - vuoi in Cina che a Taiwan e ovunque ci siano dei cinesi - si va a rispolverare una poesia dell’epoca Tang, l’epoca d’oro della poesia cinese: migliaia di poeti e innumerevoli poemi. Ne sopravvivono oltre 50.000. L’autore della poesia è Meng Jiao (751-814):
Canto del Figlio Partente  (游子吟)
Ago e filo tra le dita, la madre amorosa s’affretta
a rassettare il cappotto per il figlio partente.
Fitto fitto cuce e rattoppa perché non sa quando
Lui potrà far ritorno, e deve durare a lungo.
Come può un esile stelo d’erba
Ricambiare il calore di tre mesi di sole primaverile?
 
Per la festa delle mamme l’immaginario collettivo cinese ritorna d’obbligo alla scena descritta in questo poema: una vecchia madre seduta a cucire con accanto il figlio in procinto di partire. L’affetto del figlio (esile stelo d’erba) quando potrà mai ricambiare il tepore del sole primaverile che per lunghi mesi (per tutta la vita) l’ha avvolto?
La traduzione (non del tutto poetica) è del sottoscritto.