La Settimana confuciana 30 marzo 2013
Ieri ho postato nel mio blog un
articolo in inglese dal titolo Revisiting
Analects 20, in cui discuto il valore dell’ultimo capitolo (il libro
ventesimo) dei Dialoghi di Confucio.
Si tratta di un articolo non
completamente finito; ma ci ho lavorato ormai per due o tre anni, da quando
avevo deciso di mettere per iscritto la mia opinione su questo libro (il 20°) dei
Dialoghi. Se c’era una cosa che aveva
attirato la mia attenzione era stato lo sfogliare alcuni anni fa un libro che
ormai ha fatto epoca: The Original
Analects (Columbia University press, 1998), scritto da Bruce Brooks e Taeko
Brooks. Gli autori di questo libro - che poi fondarono e dirigono il Warring States Project alla University
of Massachussets - presentavano, basandosi su una congerie di dati storici, una
nuova disposizione del contenuto dei Dialoghi.
I Brooks sono più che convinti che il nuovo ordine dei capitoli e libri dei Dialoghi sia quello giusto. Esso attribuisce
poco o nulla a Confucio e divide invece il contenuto in diversi stadi di
sviluppo e accumulo graduale della tradizione dottrinale della scuola
confuciana, situata nello stato di Lu. In tutto un periodo di oltre duecento
anni, fino al 249 av. C., quando lo stato di Lu – e insieme ad esso la scuola
confuciana che vi si trovava – fu distrutto dalle armate del potente regno di
Chu che puntava a conquistare il nord della Cina.
Questa è la teoria dagli autori
stessi definita accretion theory, secondo
cui i Dialoghi non sarebbero i detti
di Confucio (salvo una minima parte), ma sarebbero un libro accumulatosi
progressivamente, secondo le tendenze politiche e culturali delle varie epoche.
È una teoria originale e interessante, ma che mi lasciava un po’ titubante,
finché trovandomi un po’ di tempo a disposizione, cominciai ad approfondire la
cosa. Il fatto che mi lasciava più perplesso era che i Brooks avevano costruito
tutta la loro teoria prescindendo dalla logica interna della filosofia
confuciana, cosa che secondo me non può essere ignorata.
Per non invischiarmi in uno
studio di raggio troppo largo, ho preso come bersaglio il libro 20, che è
brevissimo: un paio di paginette. Consultando numerose traduzioni e leggendo il
testo in cinese con vari commenti, fra cui in particolare l’esegesi di Qian Mu
e Yang Bojun, sono arrivato a farmi un’idea diversa della situazione. I Brooks,
sulla scia di alcuni sinologi loro predecessori, e prima ancora di qualche
esegeta cinese (in particolare Cui Shu, vissuto nel secolo XVIII), avevano
visto l’ultimo libro dei Dialoghi
come un aborto di libro, dato che ha
solo tre capitoli - contro la media di una ventina degli altri libri dei Dialoghi - e avevano perentoriamente
affermato che il libro era stato troncato sul nascere, e che il suo contenuto è
insignificante per non dire che fa pietà. La mia conclusione è molto diversa.
Secondo me l’ultimo libro è molto ricco di contenuto: vuole esporre le
principali idee politiche di Confucio e in fin dei conti è una breve
ricapitolazione del contenuto di tutti gli altri libri. Quindi non va
declassato, ma approfondito e valorizzato.
Non sto ad esporre qui tutte le
idee che esprimo nel mio articolo. Per dirla in breve, alla accretion theory io preferisco non
sostenere, ma almeno proporre, una decretion
theory. Da principio i vari discepoli di Confucio stilarono delle raccolte
dei suoi detti, che poi furono messe insieme. Quella arrivata a noi, in 20
libri, è più breve di altre esistenti (si sa con certezza di una raccolta dello
stato di Qi che aveva 22 libri). Secondo me le prove (dati storici) portate dai
Brooks sono cucite insieme da troppe congetture, che le rendono poco credibili.
La teoria dei Brooks, nata dal
modo di pensare degli Antiquity Doubters
di un secolo fa, secondo me farà la fine della critica storica di quegli anni.
Si diceva allora che tante cose della dinastia Zhou (1100 circa ~ 249 av.C)
menzionate nei Classici confuciani erano
inaffidabili, e che le dinastie Shang (circa 1600 ~ 1100 av. C.) e Xia (2205 ~
1600 av. C) precedenti ai Zhou non erano mai esistite. Poi invece l’archeologia
diede ragione a tante cose riferite nei Classici. La scoperta delle rovine di
Anyang, l’ultima capitale Shang, fece capire che tale dinastia era veramente
esistita. Negli ultimi anni la scoperta di rovine di città precedenti i Shang
ha fatto dire agli archeologi che esistono le prove anche dell’esistenza della
dinastia Xia.
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